Erano d a poco passate le 19 e il 904 partito da Napoli e diretto a Milano vede di fronte a sé una grande galleria dell'appennino che collega Bologna e Firenze, tra i passeggeri regna un clima di relax e di voglio di abbracciare i parenti parenti per le festività natalizie.
Ma in pochi minuti si consuma una vera e propria tragedia, che verrà ricordata come; Strage di Natale, primo atto di una guerra di mafia che raggiunge il suo culmine negli anni 90.
In Località di San Benedetto Val di Sambro, si avverte un forte boato e in pochi secondi il treno si trasforma in una trappola di fiamme e a questo si aggiunge il buio della galleria che fa aumentare la paura nelle persone, che non capiscono cosa stia succedendo, straziante è la voce di una madre che chiama; "Federica! Federica!", cercando la figlia di 12 anni.
Purtroppo, il nome della ragazza è nella lista delle 17 vittime, di cui 15 morti sul colpo e gli altri due a seguito di tutte le ferite riportate, mentre gli altri 260 feriti vengono soccorsi con molta difficoltà, fortunatamente la rapidità dei soccorsi è stata fondamentale il tutto coordinato dal servizio centralizzato di Bologna Soccorso che diventa il primo nucleo attivo del servizio di emergenza 118.
Il brutto odore di polvere da sparo avvertito dai Soccorritori, fa capire che si è trattato di un attentato e secondo le prime ipotesi si trattata di un attentato di matrice terroristica, ma ormai gli anni di piombo sembravano archiviati e molti dettagli portano verso un'altra direzione, infatti gli inquirenti non sembra una casualità che l'episodio sia avvenuto poco distante dal luogo di un'altra tragedia avvenuta 10 anni prima, cioè la Strage del treno Italicus in cui morirono 12 persone ed assume un valore simbolico la scelta dei parenti delle vittime di non autorizzare i Funerali di Stato.
Nel mentre, emergono i primi riscontri, un testimoni infatti afferma di aver visto una persona sistemare due borsoni nel portabagagli del corridoio della nona carrozza durante la sosta nella stazione di Firenze e questo sposta l'inchiesta proprio a Firenze, presa in carico dal Procuratore Pier Luigi Vigna, ma la vera svolto arriva a marzo del 1985 con l'arresto a Roma di Guido Cercola e del pregiudicato Pipò Calò, vicino a Cosa nostra, entrambi accusati di spaccio di stupefacenti e la perquisizione fa emergere una valigia con all'interno un apparato ricetrasmittente, antenne, cavi e armi ed esplosivi, materiale risultato compatibile con quello della strage.
Cosi la verità comincia a venire a galla, si tratta di un attentato mafioso, il primo attentato realizzato con un telecomando ed emerge il disegno criminale di uccidere quante più persone possibile con la scelta di azionare il dispositivo nel momento in cui il treno era dentro la galleria, ma ovviamente la mafia non ha fatto tutto da sola, sono emersi infatti i legami di Calò con la camorra napoletana e questo fa pensare ad una condivisione di strategie per rispondere alla guerra che lo Stato gli stava avanzando attraverso Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e altri giudici del Pool Antimafia
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